Curiosando nella storia scopriamo che il nostro artigianato è riuscito, ad esprimere sentimenti alti come l’amore, attraverso manufatti in tessitura che le donne del Salento, in età da marito, regalavano al promesso sposo.
Si trattava di bisacce che i giovani fidanzati ponevano sul dorso dell’asino, fedele compagno di lavoro nei campi. Venivano tessute con grandi telai di legno e terminavano con due grosse tasche laterali ornate con nappette coloratissime.
L’estrosa tessitura di ogni bisaccia la caratterizzava rendendola unica ed irripetibile. La fantasia delle promesse spose si sbizzarriva e sfociava in una vera e propria gara di originalità. Esse lavoravano giornate intere al telaio per dar vita a questi capolavori che avrebbero contraddistinto il loro amore per tutta la vita. E infatti la bisaccia, tessuta in modo da resistere al tempo, veniva utilizzata dall’uomo nel corso di tutti gli anni lavorativi e ciò dava all’oggetto un’importanza senza uguali.
In quasi ogni casa della Puglia c’era un telaio. La regione si reggeva su un’economia fatta di pastorizia e agricoltura, che andava a condizionare l’intero assetto sociale. Ogni membro della famiglia doveva collaborare dando il suo contributo per la crescita collettiva. Quindi sfruttando la lana ricavata dalle pecore le donne, nei momenti liberi dalle faccende domestiche, tessevano tele, semplici e lineari, da cui avrebbero tratto abiti e biancheria per sé, per il marito e per i propri figli.
Con il passare del tempo il telaio perde importanza nel vivere quotidiano, trasformandosi mano a mano in un grazioso ma inutile oggetto d’antiquariato. Solo poche donne artigiane, locate per lo più nel Salento, hanno continuato a sfruttare quest’arte, facendone una professione e creando piccole imprese, dove i modelli del passato si riversano in tappeti, arazzi e centri tavola coloratissimi ed unici.
Un’arte, custodita gelosamente da chi in passato è riuscito a carpirne il segreto, che richiede maestria, abilità ma soprattutto molta pazienza, basti pensare che per completare un solo metro quadro di tappeto occorrono circa venti giorni. In queste “fabbriche del telaio” lavorano alternandosi donne di ogni età, non escluse dolcissime vecchine che con i ricordi tramandano l’arte alle nuove allieve.
Ciò che le contraddistingue è l’amore con cui operano, quello stesso amore che ispirava la tessitura delle bisacce di un tempo: bastava scegliere i colori adatti, iniziare ad intrecciare i fili e pensare al futuro felice che certo lo sposo gli avrebbe garantito, poi il pedale si muoveva da solo come per magia, quello strano incanto che, da sempre, solo l’amore può realizzare.
Anna Maria Caputo