I soprannomi del tuo paese – Racale

PACCI

Gli abitanti di Racale sono «li pacci te Racale» (i pazzi di Racale). La ragione della «pazzia» è messa in evidenza da due racconti, uno dalie inconfutabli radici storiche, l’altro invece frutto di fantasia, ugualmente illuminante, tuttavia, per conoscere il significato dell’epiteto.

Un giorno dell’anno 1092 (data che è incisa su di una lapide posta nella chiesa di San Nicola Pellegrino) in paese giunse uno strano personaggio. Era macilento, avvolto in un lungo mantello; i suoi occhi mandavano bagliori di fiamma e a tratti egli si fermava, alzava le braccia al cielo e pronunciava accorate preghiere. Tra i Racalini la sua inaspettata presenza suscitò subito timore, a tutti sembrò un pazzo e perciò rientrarono frettolosamente nelle case, negando allo sconosciuto ogni ospitalità. Quando giunse la sera egli si diresse verso la campagna dove trovò rifugio in una casupola disabitata.

L’indomani in paese non si parlava d’altro se non della comparsa di quel pazzo; ma i bambini incuriositi dall’incredibile personaggio, si recarono nei pressi del suo rifugio per vederlo da vicino.

Con grande meraviglia si accorsero che egli aveva un modo dolce di esprimersi, che i suoi racconti erano affascinanti e che le sue storie bellissime parlavano di amore tra tutti gli uomini.

Da allora sempre più spesso era possibile incontrare lungo i viottoli di campagna il pellegrino con i fanciulli; ma questo non piaceva ai Racalini che vedevano in quell’uomo un esaltato che predicava stranezze a loro incomprensibili. Cos’i un giorno alcuni contadini armati di randelli e di forche e con fare minaccioso costrinsero lo sconosciuto ad allontanarsi dal paese e mentre egli, senza opporre alcuna resistenza, raccoglieva il suo povero fardello, cadde su di lui una fitta pioggia di pietre. Si levò allora il suo grido: «Vale Rade, terra fertilis pastanacarum» (Addio Racale, terra fertile di carote).

È questa la storia della permanenza di San Nicola Pellegrino a Racale, che dette origine al nomignolo «pacci» che i vicini affibbiarono ai Racalini per il trattamento indegno che essi avevano riservato al santo.

L’altro racconto si riferisce ad una «pazzia» molto gradita ai Racalini perché mette in risalto la

genialità di certi loro atteggiamenti ali’apparenza strani, ma che sortiscono effetti positivi difficilmente raggiungibili con il buon senso. Questo il racconto. Al tempo delle scorrerie, in paese si era terrorizzati dall’arrivo dei feroci Saraceni perché le forze di difesa erano inadeguate a fronteggiare la situazione.

I Saraceni arrivarono e si decise di affidare la salvezza del paese appunto alla temerarietà che è figlia della pazzia. Cosi un giovane fu incaricato di trattare con i nemici e costui, uscito dal paese, si sedette su di un masso, aspettandone l’arrivo. Sopraggiunti i Saraceni rimasero sconcertati alla vista di un uomo solo e senza armi che non manifestava alcuna paura, il cui volto, anzi, era atteggiato a una smorfia di rabbia repressa. Gli si avvicinarono e gli chiesero chi fosse e perché non era insieme agli altri suoi concittadini a difendere Racale dal loro assalto. Lo scaltro Racalino allora si mise a raccontare che i suoi lo avevano scacciato dal paese a causa della sua bassa statura che, secondo loro, gli impediva di difendere bene la città alloro fianco. Ora egli si voleva vendicare dell’oltraggio subito e perciò avvertiva i Saraceni di stare attenti

perché gli abitanti avevano preparato un agguato tremendo. Racale infatti non era un paese come tutti gli altri; era stato fondato da Ercole e gli abitanti avevano dimensioni gigantesche.

I Saraceni bevvero la storiella e temendo una strage rivolsero altrove le loro attenzioni. Racale fu salva, così, per merito di un «pazzo».

Alcuni soprannomi Individuali

Capocchia (testa; in modo offensivo tastano), Ciapuddra (cipolla), Ciolu (maschio della gazza), Crapicciusu (capriccioso), Cristiceddhu (piccolo Cristo; povero Cristo), Culummu (fiorone), Ione (abitante di Galatone, trasferitosi a Racale, per dire «io?» usava l’espressione «Ione?»), Macareddhu (piccolo stregone), Mapiru (mai pelo; soggetto poco affidabile), Maraiddru (povero lui), Matonna (Madonna), Monacéddru (monacello), Mpiccia (ficcanaso, atteccabrlghe), Pacciu (pazzo), Paparssu (peperone), Pica niura (pene nero), Punénte (ponente), Quattru-parmi (piccolo dl stature), Trecorne (tre corna), Zéppula (zeppola).