Ventri ‘nchiati
Tajanesi ventri ‘nchiati» così un tempo venivano chiamati gli abitanti di Taviano, ossia gente con il ventre gonfio.
L’espressione non è nata per caso perché da sempre i Tavianesi hanno sofferto dei danni causati dalla malaria (malattia che rende la pancia gonfia), essendo essi vissuti in prossimità di zone paludose, malsane e acquitrinose: Patula, Gallari, Ciu, Li Foggi, immense depressioni nelle quali defluivano tutte le acque della vallata circostante e che a causa del terreno impermeabile ristagnavano perennemente.
Soprattutto le paludi «Li Foggi» (foggi, fossi) con la loro enorme estensione di 110 ettari, fino al primo dopoguerra sono state una vera calamità per Taviano e dintorni a causa della prolungata azione malarica proveniente dalle loro acque putride.
Queste paludi erano prodotte dallo scarico delle acque del fosso Samari, che in quel tempo era chiuso da sponde e le cui acque non riuscivano a defluire nel mare a causa delle dune di sabbia che ostruivano la foce. Fu grazie all’opera del cavaliere Augusto Auverny di Gallipoli che si giunse ai primi tentativi di bonifica della zona «Li Foggi». Egli si servì di motori a vento per sollevare le acque della palude e riversarle nel mare e tutta la vasta estensione che egli riuscì a prosciugare e a bonificare, prese il suo nome: «Varni», com’è chiamata in dialetto.
Sono rimasti famosi gli ortaggi e le insuperabili angurie prodotte nella zona un tempo paludosa, i famosi «malùni te Varni», le angurie delle terre del signor Auverny.
Ma dei Tavianesi si dice anche: «Tajanu cu mia manu», ossia che essi sono molto avari, restii a tirar fuori il portafoglio, ma se proprio sono costretti a farlo usano una sola mano per estrarvi quanto meno denaro è possibile.
Delle donne di Taviano si diceva «beddhe fatte» (molto belle) e ciò provocò la gelosia delle ragazze dei paesi vicini dove nacque l’appellativo di scherno che definì le Tavianesi «carcagni toste», ossia ragazze che con sfrontatezza passeggiano per strada (quindi usano molto le «carcagne», i talloni) per farsi ammirare e adescare i giovani più belli.
Una velenosissima strofetta popolare infatti diceva: «Gaddipuli fanescie-fanescie, Picciotti tut te mescie, Parabita cuti cuti, Matinu tutti curnuti, Casaranu campane campane, Tavianu tutte puttane». (A Gallipoli le case hanno molte finestre, ad Alezio ci sono molte sarte, a Matino i cornuti a Casarano molte chiese e quindi molte campane, a Taviano le puttane). Se si mettono insieme gelosia e invidia la miscela è davvero esplosiva. La strofetta non è solo ingiuriosa, non è credibile.
Alcuni soprannomi Individuali
Cacabbuttùni (caca bottoni), Carcassa (petardo), MaIétiempu (portatore di cattive nuove), Mammùne (attaccato morbosamente alta figura materna), Mangiacaddhici (mangiatore di fichi rinsecchiti sulla stessa pianta), Matosca (imprecazione come dire accipicchia, mannaggia), Resinatu (detto di persona spilorcia), Senzapica (poco virile, senza pene), Sparticentesimi (parsimonioso), Spinnapulici (spidocchiatore), Tajéddha (dal nome dl un tipo di tegame dl creta, basso e largo) Zzippu (legno piccolo a due estremità appuntite che fa parte del gioco delle «mazze»; oppure bastoncino o ramoscello secco; ancora poggiapiede della sedia), Zzuccarino (uomo dai carattere dolce).