Pochi voli e anche cari, troppa furbizia. E il mito del Salento inizia a vacillare
Nella seconda tappa del nostro approfondimento sul turismo incontro Rossella De Giorgi, Sales representative di Vestas Hotels e Resorts (nessuna parentela col sottoscritto). Ha 36 anni, una laurea in Traduzioni e Interpretariato, una gavetta come receptionist e poi front office manager, con una predilezione coltivata in tutte le tappe del percorso per l’ambito commerciale di cui da cinque anni si occupa a tempo pieno.
Seduti nel cosiddetto “acquario”, una sala riunioni chiusa da vetrate all’interno di uno spazio più ampio, partiamo dai numeri che pur sempre costituiscono un ottimo punto di partenza, sapendo però di non voler arrivare ai soliti rituali dibattiti da fine stagione che puntualmente affrontiamo in questo periodo dell’anno.
“Da una prima valutazione sui dati in nostro possesso, possiamo parlare in termini positivi solo dal punto di vista quantitativo: in luglio abbiamo avuto un aumento di presenze dovuto non solo al turismo classico ma anche ad attività culturali che si sono svolte in quel periodo, come rassegne teatrali o produzioni per il cinema; ad agosto, invece, abbiamo registrato un calo del dieci per cento che ci preoccupa perché potrebbe aumentare nei prossimi anni. Insomma il trend positivo del Salento sta iniziando a svanire”.
Ma che tipo di offerta presenta il nostro territorio, quanto a strutture?
“Di qualità discreta, almeno per chi lo fa in maniera controllata e tracciata: anche il piccolo B&b si impegna a dare un’accoglienza adeguata. Il problema che secondo me abbiamo è che l’offerta è troppo uniformata al target di fascia media, da quattro stelle. Mi spiego meglio: qui mancano sia l’ostello che il resort extralusso”.
Quali sono i punti deboli?
“Abbiamo tradizioni, arte e storia che però ancora adesso attraggono solo nei mesi caldi, da maggio ad ottobre, perché si è concentrata l’attenzione sul turismo balneare e forse perché al contenitore, bello di per sé, non si accompagnano contenuti tali da richiamare il visitatore in altri periodi dell’anno, a proposito della tanto evocata destagionalizzazione. Facciamo i conti con una carenza di voli, molto limitati e che arrivano a costare moltissimo sotto data: il visitatore last minute decide di non venire perché un volo da Parigi o da Berlino costa 200 euro a 20 giorni dall’arrivo previsto, il che è un deterrente unito alla scarsa frequenza dei voli…(Continua)